“Dai sette colli ai sette passi”. Questo è il motto di due ragazzi partiti più di due anni fa da Roma per intraprendere un giro del mondo davvero originale.
Non hanno deciso di farlo in un modo qualunque, bensì pedalando!
Avete capito bene, si tratta di un lunghissimo viaggio percorso in bicicletta! Conosciamo meglio BeCycling tramite questa intervista.

Giro del mondo in bicicletta
– Com’è nata l’idea di percorrere il viaggio in bici, e quando siete partiti?
L’idea nasce da Daniele, durante un suo precedente viaggio in bicicletta da Madrid a Roma. E combina le passioni per la montagna, i sette passi, il viaggio, girare il mondo, e la bicicletta, il mezzo utilizzato per compiere questa impresa!
È in assoluto il nostro primo giro del mondo. I nostri piccoli viaggi precedenti erano comunque incentrati sul vivere all’aria aperta il più possibile, amando le comodità della tenda, del fornello da campeggio, ma soprattutto passando le giornate a faticare camminando oppure pedalando… Insomma inconsapevolmente ci siamo da sempre preparati per un viaggio del genere. Così il 12 Luglio 2014, in compagnia di parenti, amici ed appassionati di bicicletta, con una bellissima cerimonia in Piazza del Campidoglio, abbiamo lasciato Roma, ovviamente pedalando!
– Quali sono le tappe e con quale criterio le avete decise?
Le uniche tappe prefissate del nostro viaggio sono i sette passi di montagna più alti al mondo, da cui il nome del progetto “Dai sette colli ai sette passi”. Abbiamo considerato 7 continenti (anziché 5) per cui ne risultano: uno sulle Alpi, Il Col de la Bonette (scalato ad Agosto 2014), uno in Turchia, Ilgar Dagi (scalato a Dicembre 2014), uno in Cina, Tro La Pass (scalato ad Ottobre 2015), uno in Australia, Dead Horse Gap, uno in America del Nord/Colorado, Cotton Wood Pass, uno in America del Sud/Perù, Abra Azuca e finalmente in Africa sul Bale Mountain Pass in Etiopia. Parliamo di passi transitabili (ovvero accessibili anche da macchine, quindi non track per MTB) che vanno dai 1500 ai quasi 6000 metri di altitudine. Queste le macro tappe, poi ovviamente ci sono le micro tappe, ovvero gli spostamenti giornalieri che però decidiamo di volta in volta.
– Avevate già percorso lunghi viaggi in precedenza?
Daniele aveva già percorso in bicicletta la distanza tra Madrid e Roma, naturalmente non seguendo una linea retta e veloce, ma costruendo di volta in volta un percorso giornaliero che lo ha portato a viaggiare per 4 mesi. Io (Simona) invece non ho mai affrontato viaggi più lunghi delle classiche tre settimane di vacanza.
– Come vi siete preparati a tale impresa? E, nel caso, per quanto tempo vi siete allenati?
Siamo entrambi due sportivi, a livello amatoriale ovviamente, ed amanti della montagna e della fatica. In più pedalatori instancabili per le vie della nostra città, Roma. Nessuna preparazione specifica quindi, solo una grande voglia di intraprendere questa avventura.

BeCycling in Laos
– Qual è la vostra “mission”, il traguardo di questa impresa?
Il traguardo tangibile è il giro del mondo, quindi sarà poi tornare a Roma. Il traguardo non tangibile è coinvolgere le persone in questo progetto. Farle viaggiare con noi, portarle a scoprire un mondo più umano, fatto di relazioni e non di terrore, avvicinarle a culture lontane. Coinvolgere facendo venire loro la voglia di prendere la bicicletta e girare per la propria di città, mostrando loro che se noi possiamo vivere in sella per anni, magari non è poi così impensabile usare la bicicletta per i propri spostamenti giornalieri. Il traguardo più grande è quello di instillare in chi ci segue la voglia di pedalare e di vivere avventure ogni giorno, anche solo nel tratto di strada che collega la casa al lavoro, nel desiderio di ritrovare la nostra città, Roma, più vivibile per tutti.
– Come avete organizzato il vostro bagaglio, le cose da portare?
E’ la parte più difficile di un viaggio del genere, bisogna scegliere attentamente tutto. Sia perché saranno le nostre gambe a portarlo, sia perché sarà ciò che ci accompagnerà per gli anni a venire. Fortunatamente le esperienze di lunghi trekking in montagna ci hanno aiutato, soprattutto perché ci hanno insegnato a ridurre il necessario al minimo. Sul nostro sito, nella sezione Equipaggiamento, è possibile vedere nel dettaglio cosa contengono le nostre borse e quindi come è organizzata la nostra vita in viaggio.
– Dove vi trovate in questo momento e come è possibile essere aggiornati sui vostri spostamenti?
Al momento ci troviamo ad Adelaide, in Australia, abbiamo ripreso a pedalare dopo 4 mesi di sosta ad Alice Springs, dove abbiamo lavorato per mettere da parte i soldi necessari per proseguire il viaggio. Viaggio che è possibile seguire sia sui social network che sul sito:
Facebook: Becycling.net
Instagram: Becycling
Sito: Becycling.net
All’interno del sito, oltre alle esperienze vissute descritte nel Diario, è possibile vedere dove ci troviamo grazie ad una cartina che si aggiorna in tempo reale, e vivere le emozioni del nostro viaggio attraverso la Galleria Fotografica ricca di immagini.
– Qual è la cosa più divertente che vi sia capitata finora?
Sono tanti gli episodi divertenti. Ma alla mente me ne torna uno che spiega anche bene la scoperta delle differenze culturali. In Asia Centrale capitava a volte che dovevamo chiedere aiuto alle persone del luogo per trovare uno spazio adeguato dove mettere la nostra tenda. Avevamo imparato a dire “tenda” in lingua locale, ma questo non sempre risultava utile, perché molti confondevano la tenda per dormire con la tenda per le finestre. Per cui accompagnavamo il termine “tenda” al gesto del “dormire” ovvero palmi delle mani congiunti, e le mani posizionate vicino al volto reclinato…insomma il tipico gesto. Ciò procurava nelle persone sgomento, tanto da guardarci con occhi sgranati e spaesati, persi nel tentativo di capire cosa stessimo chiedendo. E noi proprio non capivamo cosa ci fosse di sbagliato nella nostra richiesta. Fino a quando un giorno, un uomo, per spiegarci a gesti che una persona della famiglia era morta, ha congiunto i palmi delle mani e li ha posizionati vicino al volto reclinato! Allora abbiamo capito che per tutto il tempo non abbiamo fatto altro che chiedere alle persone dove fosse il cimitero!
– Quale invece è stato il momento più difficile da affrontare?
I momenti più difficili sono sempre legati alla stanchezza. A lunghi periodi sui pedali, dettati da scadenze fissate da visti o da distanze troppo lunghe. Come ultimamente sull’Oodnadatta Track, uno sterrato di 650 km con posti per rifornirsi di acqua e di cibo molto distanti tra di loro (parliamo di almeno 3 giorni di distanza in bicicletta). Questo ha comportato il non potersi prendere nemmeno un giorno di pausa e un dover pedalare contro vento e sotto la pioggia pur di raggiungere la meta successiva.
– Quali consigli dareste a coloro che vorrebbero intraprendere un viaggio simile?
Di capire bene chi si è e costruire il viaggio in base alle proprie caratteristiche. Ognuno di noi vive e viaggia in modo diverso, c’è a chi piace la comodità e chi desidera solo l’avventura e la fatica. Lasciatevi ispirare dalle esperienze altrui ma costruite il vostro sogno. Se poi il sogno di chi ci legge è quello di scalare i sette passi di montagna più alti al mondo in sella ad una bicicletta, allora il consiglio che mi sento di dare è: siate pronti per una grande fatica ed un immenso piacere!
Ringrazio Simona e Daniele di BeCycling che hanno voluto partecipare alla sezione dedicata ai #ViaggiaMondo raccontandoci questo loro incredibile viaggio percorso con una fortissima passione e dedizione.
Tra le loro parole si legge un grande messaggio di vita: il viaggio più bello è al contempo quello più faticoso e lento, in cui è grazie alla fatica se si riesce a raggiungere la felicità…
Buona pedalata a tutti!
Futura