Immaginavo che sarebbe stata dura osservare quel monumento, ma non si è mai abbastanza preparati di fronte ad un luogo che testimonia in modo così diretto e straziante una tra le vicende più macabre della storia dell’umanità…
Sessanta scarpe fatte in bronzo, opera dello scultore Gyula Pauer, ricreate in modo egregio, quasi fossero davvero state lasciate lì da quel lontano, ma non poi così tanto, dicembre 1944.
Il Partito delle Croci Frecciate di Budapest collaborò con i nazisti per effettuare il rastrellamento degli ebrei presenti in città e, oltre a torturarli e a farli deportare, hanno voluto ucciderli proprio nella loro città.
Legati tra loro a gruppi di tre persone furono trascinati sulle sponde del Danubio, uomini, donne e bambini, e lì vennero messi in fila con lo sguardo rivolto verso il fiume ordinandogli di togliersi le scarpe, e quindi la dignità.
A quel punto si dava ordine al fuoco e venivano fucilati coloro che tra i tre si trovavano nel mezzo e che morendo trascinavano quindi con sé nel fiume anche le altre due persone che avevano accanto, alle quali aspettava una terribile agonia, con l’acqua del loro caro Danubio che man mano si tingeva di rosso.

Scarpe da bambino con caramelle e biscotti lasciati dai passanti
Mi venne da trattenere il fiato ed ebbi gli occhi sbarrati appena riconobbi il Monumento delle Scarpe dal finestrino del tram che percorre la riva del fiume fino al Parlamento ungherese.
Scesa dal tram andai verso la riva del fiume e con i brividi in tutto il corpo e la testa bassa raggiunsi quelle scarpe. Cielo lattiginoso e gocce di pioggia facevano da cornice alle mie inevitabili lacrime e al forte pugno percepito nello stomaco.
Mentre camminavo tra il muro e le scarpe mi sembrava di sentire il suono improvviso degli spari, i pianti, le urla, il silenzio di chi stava a guardare e di chi spezzava vite.
Quanta ingiustizia, quanta crudeltà.
Talvolta cercavo di distogliere lo sguardo e di riprendere fiato, perché ve lo giuro, non è stato affato facile scattare queste fotografie con gli occhi bagnati.
Una vicenda atroce, disgustosa, macabra, e non così lontana dai giorni nostri.
Impossibile da dimenticare, per sempre…
Non conoscevo nemmeno io questo posto e complimenti per la tua descrizione emozionante, toccante e grazie per aver condiviso quest’esperienza. Non è mai facile scrivere articoli in merito a questi fatti : “Mentre camminavo tra il muro e le scarpe mi sembrava di sentire il suono improvviso degli spari, i pianti, le urla, il silenzio di chi stava a guardare e di chi spezzava vite.” qui mi sono proprio venuti i brividi.
Grazie grazie grazie. Non è facile descrivere in tutto e per tutto questo tipo di emozioni, ma sono davvero contenta di essere riuscita seppure un minimo a trasmettere ciò che ho provato in quel duro momento. Buona giornata :*
Complimenti per la sensibilità e l’emozione con cui hai descritto la tua esperienza con quest’opera. Prima di leggere il tuo articolo non conoscevo “Il monumento delle scarpe”, grazie per la nuova scoperta, spero di vivere anch’io le tue emozioni un giorno!Complimenti all’artista per la meravigliosa profondità emotiva che ha donato.
Grazie infinite cara mia per questo commento dolcissimo. 🙂 Mi associo ai ringraziamenti all’artista che ha creato davvero un’opera straziante. Baci!
Credo che le scarpe di ciascuno di noi rappresentino il cammino che abbiamo percorso ed in questo caso la sua atroce interruzione. Ho visitato Hauswitz il mese scorso e al pari mi ha commosso molto vedere una stanza riempita fino al soffitto delle scarpe dei deportati: sandali rossi con il tacco, piccole e bianche da bambino, vecchie e logore di un anziano…c’era la storia di migliaia di cammini interrotti in quella stanza, c’eravamo tutti noi con i piedi in quelle scarpe.
Il cielo li custodisca in pace.
Grazie per la tua testimonianza mi hai dato un ottimo spunto di viaggio per insegnare qualcosa di importante ai miei figli: il rispetto per la vita con le sue diversità.
Ciao Eli, mi hai fatto venire i brividi. Non oso immaginare come mi potrei sentire a visitare quel posto, infatti ho deciso di non andare alla Casa del Terrore a Budapest, sarei stata troppo male. Grazie del tuo commento, baci!
Sai che non avevo mai sentito di questa vicenda? È davvero tremenda, da pelle d’oca, mi stupisco della mia ignoranza. Grazie per avermela fatta scoprire…
Ciao Chiara! Anch’io prima di interessarmi sul motivo del monumento ne ero all’oscuro ed essere lì proprio nel punto in cui tutto ciò avvenne è stato davvero molto toccante… Grazie del commento, baci!