“Permettimi d’insistere.”: cambiare vita a 40 anni è possibile! Ce lo racconta Andrea Cabassi.
Quando ho letto la storia di Andrea ne sono rimasta affascinata. Era ovvio includerlo in questa sezione del mio blog dedicata a chi decide di dare una svolta alla propria vita per viaggiare.
Come si può cambiare vita a 40 anni? Ecco le risposte di Andrea Cabassi che ha dovuto fare i conti con una compagna di viaggio non proprio ideale…
– Dicci chi sei
Ho 44 anni, di Parma, ex manager di multinazionale, mi sono occupato di project management per circa 15 anni. Vivevo a Dubai fino a fine 2017, quando mi sono licenziato per scrivere e viaggiare. Dal 1998 soffro di rettocolite ulcerosa, malattia autoimmune cronica intestinale catalogata tra le cosiddette “invisible body disabilities”.
– Quale sogno hai realizzato?
Nel 2018 ho pubblicato un libro autobiografico sul cambio vita, intitolato “Permettimi d’insistere – Ho cambiato vita a 40 anni”. Sono partito con un biglietto di sola andata e mi sono lasciato lentamente trasportare da eventi, incontri, curiosità e istinto. Il risultato è stato un viaggio insieme alla mia malattia in Sudamerica, che ho interamente attraversato da sud a nord in 299 giorni, a piedi, in autostop e coi mezzi pubblici.
A viaggio concluso ho scelto di non tornare al mondo corporate, quindi mi sono messo all’azione con l’obiettivo di generare una nuova fonte di reddito che sia al sostegno del mio nuovo stile di vita.
– Nel tuo libro scrivi: “Mi raccontavo di essere felice, poi ho scoperto che mi stavo mentendo.”. Ecco, quale è stato il momento “illuminante”?
Cerco di fare ordine.
Negli ultimi quattro anni ho cambiato radicalmente vita due volte: a 40 anni (fine 2015) ho lasciato l’Italia per un impiego a Dubai, a 42 anni (fine 2017) ho lasciato il lavoro per viaggiare a scrivere. Sono “on the road” da 19 mesi, tranne un paio di pause trascorse a casa, a Parma.
In “Permettimi d’insistere” racconto il primo cambio vita. Non c’è un momento preciso in cui ho deciso di agire, ma è stato un insieme di piccoli elementi che, poco alla volta, mi hanno dato la sensazione di essere fermo sulla riva di un fiume, intento a osservare il mondo scorrere davanti ai miei occhi.
Al contrario, nel caso del secondo cambio vita, la scintilla che mi ha fatto decidere di lasciare il lavoro è scattata a conseguenza di un gravissimo incidente che ha colpito uno dei miei affetti. Per fortuna le cose sono poi evolute positivamente, ma quanto accaduto mi ha dato una sveglia clamorosa. Ho d’un colpo ritenuto utopico rimandare la realizzazione del mio grande desiderio all’età della pensione quando, posto di arrivarci e averne una, non possiamo avere la certezza di avere la forza e la volontà di fare ciò che desideriamo oggi.
– Come hanno reagito amici e parenti alla tua decisione?
Nel caso del primo cambio vita, chi con ammirazione, chi con invidia, chi con stupore e chi criticando una scelta del genere fatta a 40 anni. Sai, i soliti conservatori che pensano si debba vivere interpretando un copione scritto dal altri (e per altri). Ho ricevuto pure critiche relative alla scelta di Dubai come destinazione. La cosa assurda è che mi arrivavano prevalentemente da chi a Dubai non era mai stato e tantomeno ci aveva vissuto, quindi basava le proprie valutazioni solo su quanto appreso dai media. Onestamente Dubai non era il luogo che ritenevo ideale, ma ho ritenuto di dare un’opportunità alla città e a me stesso. Non credo sceglierei di invecchiare laggiù, ma con sorpresa ci sono stato molto meglio del previsto.
Il secondo cambio vita è invece stato accolto con unanime approvazione. D’altronde, lasciare il lavoro per viaggiare è il sogno proibito di tanti. E, aggiungo, troppi sono inconsapevoli che potrebbero fare altrettanto, ma si convincono del contrario per paura di decidere.
– Quali sono state le difficoltà più grandi?
Senza dubbio decidere di partire e vincere la paura dell’ignoto. Se aspettiamo di vedere una fila di 10 semafori verdi davanti a noi, non partiremo mai. Poi, la gestione di certi momenti di solitudine: ad esempio, avere la febbre alta in Colombia e una recidiva della mia colite in Argentina, non è stato una passeggiata. Tutto ciò è comunque ampiamente compensato da incontri e momenti strepitosi.
– Dove ti trovi ora?
In questo preciso momento sono in Indonesia, a bordo di un traghetto che collega le isole di Sumbawa e Flores.
– Hai già programmato le prossime tappe o ti lasci cullare dal destino?
Mi lascio cullare dal destino, o meglio da incontri, curiosità, istinto.
Due settimane fa pensavo che potrei proseguire verso le Filippine, sette giorni fa verso la Nuova Zelanda, ora sto riflettendo di girare il Vietnam in moto. Ieri invece ho conosciuto una coppia di pensionati californiani, velisti a tempo pieno dal 2016, che hanno ipotizzato di prendermi a bordo da metà novembre. Questo a conferma che il destino mi aiuta a decidere.
– Raccontaci la tua quotidianità ora. O per meglio dire la tua “non” quotidianità?
Alterno viaggio e lavoro, più o meno 50/50.
Mi sveglio generalmente entro le 7, medito per una decina di minuti, quindi controllo le vendite del libro e se ci sono messaggi urgenti da gestire in giornata. Poi colazione, quindi mi metto al pc nelle giornate di lavoro o parto per le mie avventure nelle giornate di viaggio. Pratico attività fisica in modo “regolarmente irregolare”: nuoto se sono al mare e faccio trekking se sono in montagna. Quando si presenta l’occasione faccio yoga. Ci sono giornate ibride nelle quali, nonostante sia uomo, faccio due cose contemporaneamente, tipo oggi che lavoro mentre viaggio in traghetto.

Instagram @andreacabassicom
– Chi è l’anziana signora che citi in “Permettimi d’insistere”? Raccontaci perché è stata speciale.
È una sconosciuta che il destino mi ha fatto incontrare, la quale ha detto due parole: “non aspettare”. Probabilmente si stava rivolgendo al nipote ma, in quel contesto particolare, è una frase che ho scelto di interpretare come un messaggio per me. Non l’ho più rivista. Maggiori dettagli relativi a questo aneddoto sono descritti nel libro.
– Qual è stato il momento più prezioso vissuto finora?
Che domanda difficile. Sono tantissimi, dalla giornata trascorsa coi bambini delle bidonville di Lima (Perù), alla testimonianza che ho portato agli studenti di Bariloche (Argentina) e Labuan Aji (Indonesia). Ma anche le persone straordinarie incontrate, ad esempio il venticinquenne tedesco senza braccia e senza gambe che faceva il turista nell’Amazzonia peruviana. Nonostante tutto ciò, i momenti più preziosi sono senza dubbio quando una lettrice o un lettore mi scrivono per ringraziarmi o dirmi di aver raggiunto un risultato dopo aver letto il mio libro “Permettimi d’insistere – Ho cambiato vita a 40 anni”.
– Cosa ti manca della vita precedente?
Ogni tanto un po’ di routine e gli amici di vecchia data. Ma poco male, non credo farò il nomade in eterno…
– In questo tuo primo libro parli del cambio di rotta radicale, delle emozioni che si provano nel mollare tutto e iniziare un percorso totalmente nuovo. Di cosa parlerà il tuo prossimo romanzo?
Il fil rouge sarà lo stesso ma, se in “Permettimi d’insistere” si è trattato del passaggio Parma-Dubai, nel prossimo libro tratterò il passaggio Dubai-Resto del mondo, compreso il racconto del mio viaggio dell’anno scorso in cui ho attraversato l’intero Sudamerica in 300 giorni.
– Come chiedo sempre a tutti i viaggiatori passati in questa sezione del mio blog, quali consigli vuoi dare a chi volesse provare a intraprendere questo stile di vita?
Smettere di pensarlo come un’utopia riservata a qualche eletto. Mi fa sorridere chi gode di buona salute e mi dice “fortunato tu che puoi farlo”: la vera fortuna di noi italiani, ma tanti non ne sono consapevoli, è essere nati in un paese libero, ricco, che offre opportunità e in tempo di pace. Tutto il resto è il risultato delle nostre scelte, consapevoli e non. Quel che otteniamo è conseguenza di un processo, non di un sorteggio. Chi non fa nulla sperando di svegliarsi una mattina e ritrovarsi viaggiatore, non va da nessuna parte. Chi, al contrario, fa un piccolo passo ogni giorno, può arrivare molto molto lontano.
A chi invece non gode di buona salute, dico che da 20 anni soffro di colite ulcerosa, malattia auto-infiammatoria cronica intestinale classificata tra le invalidità invisibili. Ma sono ugualmente arrivato fin qui. Credo che, il fatto di convivere con questa patologia, abbia contribuito a darmi la consapevolezza che le cose belle vanno vissute ADESSO, anziché procrastinate.
La buona notizia è che, quasi sempre, fare o non fare una cosa dipende dai noi. Chi non ci crede, pazienza: non ho bisogno di convincere nessuno, io le mie esperienze le sto già facendo.
– – –
Continuate a seguire i viaggi di Andrea Cabassi anche su Facebook, Instagram e Youtube. Trovate tutti i link su www.andreacabassi.com da dove è anche possibile scaricare GRATIS le prime 51 pagine del libro.
Buona lettura a tutti,
Futura
Bellissima storia di “illuminazione”!