Ciò che adoro di più delle fotografie è il mistero. Tu non sai altro di più di ciò che è stato scelto come scatto, ma una cosa meravigliosa è quella di poter immaginare cosa può esserci stato attorno a quella inquadratura, cosa c’è oltre a ciò che viene mostrato dal fotografo.
In questo scatto voi vedrete solo poche cose: un portone consumato, un gradino in marmo, parte della facciata e della strada.
Io ovviamente ci vedo molto di più e voglio raccontarvelo.
Ho passato la maggior parte delle estati della mia vita nel Gargano, in Puglia, nella casetta dei miei nonni che si trova ad Ischitella, un piccolo paese adagiato su di una collina che vanta di un panorama eccezionale sul mare e sulle colline circostanti. Ve ne parlerò ancora in altri posts. 😉
Questo portone è della Chiesa del Purgatorio, ormai in disuso da molti anni, e si trova nella piazzetta alla quale si affaccia la casa dei miei nonni. E’ sempre stato per me un luogo molto speciale, il mio concetto di “estate” era tutto lì. 🙂
In questo scatto io ci vedo giochi d’infanzia, racconti, risate e dubbi adolescenziali.
Ci sono io, seduta lì su quel gradino con Marina detta “La romana”, le due sorelline dette “Le San Giuvannare”, e Maria, che in quel paese ci viveva e dava a tutti delle dritte, come quella di non contare le stelle perché “altrimenti vengono i porri alle mani!” e di non camminare sull’unica fila di piastrelle verticali della piazzetta, perché così facendo le anime del Purgatorio sarebbero tornate tra noi.
Quella che voi chiamerete semplicemente “serratura”, in realtà per noi era molto di più: diveniva il palo della rete per giocare a pallavolo. Si legava un filo tra la serratura del portone e le ringhiere del balconcino dell’abitazione di fronte. Ricordo le forti pallonate di Marina e Maria, loro sì che avevano una schiacciata potente, roba che nemmeno i maschietti riuscivano a fare di meglio. 😀 Il portone era anche il luogo della “conta” quando si giocava a nascondino insieme a tutti i bambini del vicinato (e meno male che non mi è mai capitato di dover contare io… Valli a trovare tutti, una trentina di bambini sparsi in ogni vicolo di mezzo paese!).
E quello che voi chiamerete semplicemente “gradino”, era il nostro confessionale. Stile “Grande Fratello”, facevamo insieme lunghe chiacchierate, ci raccontavamo tante cose, per lo più storielle di amori estivi, i primi baci, spettegolezzi vari o ciò che ci era successo durante l’anno.
Dalle sorelle “San Giuvannare” ho imparato soprattutto due cose che mi rimarranno impresse per tutta la vita, inevitabilmente: da Lucrezia la filastrocca “Lorenzo, la notte ti penso. Frecata la panza, frecato Lorenzo!” e da Maria Antonietta una frase che non so riscrivere e faceva tipo “Mo’ t’a frecà ‘nu schkaff che t’appicchk pa’ a faccia au muuur!”.
😆
Con Marina “La romana” solitamente stavo lì fino a notte tarda, sole io e lei a concludere la giornata, dopo che le altre tornavano nelle loro case a dormire. Io più che altro ascoltavo, non avevo molto da raccontare dalla mia, al contrario di lei che da ragazzina aveva una vita già frenetica, soprattutto a livello amoroso stile “telenovela”. Ed è grazie a lei che scoprii le Spice Girls, ascoltando insieme le canzoni tramite il suo walkman (chissà quanti di voi ora si staranno domandando “Cos’è il walkman?!“). Roba buona ragazzi, ve lo assicuro. 😛
Arrivati a questo punto, devo svelarvelo: siamo state NOI a consumare il portone del Purgatorio! Soprattutto Marina. Penso che mi odierà quando leggerà questo post. 😀 Tra una chiacchierata e l’altra, con le dita si “sbucciavano” le parti della tintura marrone che venivano via. Beh dai, l’abbiamo reso più “vintage”. 😛
Sarò grata a vita per quegli attimi, per la gioia che provavo a stare insieme a loro, le mie amichette, che durante l’anno ci scrivevamo le letterine (non esistevano ancora i cellulari, e forse in questo senso era molto più bello!). Le conservo tutt’ora, gelosamente.
Ecco, riguardate la foto di questo #ScattoRacconto. Ora cosa vedete?
… 🙂
Con questo post vi ho mostrato un pezzo di me al quale tengo molto e spero che avete gradito leggerlo. Baci a tutti,
Futura
Complimenti per l’articolo.. un bellissimo modo per raccontarsi, un modo spontaneo, vero e ricco di emozioni.. ! Emozionante ricordare i luoghi che sono stati importanti nella nostra vita.
P.s. Il mio ragazzo ha una parte della sua famiglia sul Gargano, in particolare a Vico, e spesso ci spostavamo nei paesini vicini, anche ad Ischitella. Sono dei posti fantastici! 🙂
Ma grazie mille ragazzi, sono contenta di leggere questo vostro commento 🙂 Hihi Vico, quindi siamo quasi compaesani di origine 😀 ed immagino che avrete mangiato la mitica “paposcia”! Buona giornata, baci!
La “paposcia” assolutamente sì! Ed è una delle cose che mi piace di più.. non so se sia l’aria della Puglia, il forno, gli ingredienti, la passione,.. ma è impossibile trovarla da altre parti così buona. Un anno abbiamo provato a portarne a casa in Veneto un paio e a congelarle per tenerle di scorta nei “momenti bui” in cui ci sarebbe mancata, ma è stato un piccolo fallimento, una volta scongelata ha perso gran parte del suo sapere 🙂
Esatto cambia tutto il suo sapore a portarlo! Sicuramente è complice l’aria buona e la brezza di mare che rende tutto più saporito 🙂
Un ricordo dolce 🙂 bel post e bella idea per raccontare un luogo riempiendolo di ricordi ed emozioni passate 🙂
Che cara 🙂 Grazie mille Valentina, sono contenta che ti sia piaciuto. Ti invito a leggere anche un post simile nella sezione Danimarca, se ti va 😉 Buona giornata!
ciao,
molto dolce questo tuo ricordo.
È ciò che di più autentico ed emozionante che porto nel cuore da quando ero piccola. 🙂 Grazie mille per il commento, buona giornata!
Davvero bello, ci hai fatto teletrasportare davanti a quel portone, rivedere le bambine che giocano a nascondino, che ridacchiano sullo scalino e che crescono conservando dentro di loro ricordi indelebili.
Un’idea bellissim quella di raccontare un qualcosa di così intimo partendo da una foto, noi che amiamo la fotografia ne siamo molto toccati.
Un bacio cara 🙂
Quante belle parole, ho gli occhi a cuoricino 😀 Grazie infinite cari, sono contenta che vi sia piaciuta. Bravi, ho proprio voluto “teletrasportarvi” nella mia mente. 🙂 baci!
Un post dolcissimo e nostalgico… mi sembra quasi di vederti davvero, a giocare e ridere davanti a quel portone. Bellissimo!
Ciao Diletta, grazie milleeee 🙂 Eh già, ed ogni volta che torno al paesello e mi risiedo su quel gradino sapessi quante emozioni mi pervadono… Buona giornata, baciii
Hai fatto di un portone una storia. Intima e nostalgica. Bellissima 🙂
Grazie mille del tuo commento Marco, hai colto a pieno ciò che volevo trasmettere. 🙂 Buona giornata!
Sei riusciuta a cambiare la mia visione iniziale del portone. Chi se lo aspettava che una semplice foto avesse tutta questa storia dietro. Contenta di aver letto e conosciuto parte delle tua vita. 🙂
Graaazie cara, era proprio quello che volevo, farvi entrare nello scatto potendo “vedere” con l’immaginazione ciò che ci stava oltre. 🙂 Buona giornata Eli, baci!
Oddio la frase muoio!
Bellissimo racconto, è sempre un piacere ricordare i luoghi dove siamo cresciuti!
Ahahah mi veniva troppo da ridere mentre cercavo di scriverla al meglio! 😀 Sì è fantastico avere luoghi speciali da ricordare per sempre. Ciau!